Si inaugura a Chianciano Terme il nuovo Teatro Caos con
“L’uomo, la bestia e la virtù” della compagnia LST Teatro
L’ex sala polivalente di Chianciano Terme, presso i Giardini pubblici Bonaventura Somma, può finalmente presentarsi alla cittadinanza nella sua nuova veste di TEATRO. Il nuovo TEATRO CAOS, fortemente voluto dall’amministrazione comunale, gestito e diretto dalla Compagnia LST Teatro, aprirà la ricca stagione teatrale 2018-2019, con la divertente e attuale commedia del maestro Luigi Pirandello, L’uomo, la bestia e la virtù, venerdì 26 ottobre alle ore 21.15, con replica sabato 27, sempre alle ore 21.15.
Pirandello ed il Caos, abbinamento quanto mai doveroso ed opportuno; infatti, in una lettera ad un amico, l’artista siciliano scriverà: “Io dunque sono figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna, che trovasi presso un intricato bosco, denominato in forma dialettale Càvusu dagli abitanti di Girgenti… corruzione dialettale del genuino e antico vocabolo greco Xaos…” e, come noterà Leonardo Sciscia “I nomi sono conseguenti alle cose, ma pure le cose sono conseguenti ai nomi”. Ed ecco che, di conseguenza, volendo omaggiare un ospite così importante, per la sua assidua frequentazione e per le opere che qui sono nate, Chianciano Terme abbia voluto dedicare il suo nuovo teatro proprio a Pirandello, evocandolo attraverso un nome, CAOS, suggestivo e dall’intrigante significato. Un significato forte, stimolante anche per le generazioni più giovani. Un ‘Caos’ creativo da cui auspichiamo possano generarsi espressioni artistiche di qualità ed innovazione.
Così come è naturale conseguenza aver scelto di inaugurare la nuova sala con una sua opera, la cui trama è una feroce satira nei confronti di quella parte di società che ostenta un apparente rispetto delle norme comuni, ma in realtà è pronta a trasgredirne i princìpi. Al suo interno si combinano momenti di grande comicità e di autentica poesia.
Lo spettacolo, riadattato e attualizzato attraverso un sottile lavoro di tagli ed una coerente riscrittura scenica ad opera del regista Manfredi Rutelli, viene reso fruibile e coinvolgente sia per un pubblico amante dell’autore siciliano, che per un pubblico giovane e meno legato ad un teatro di tradizione, pur mantenendo intatto il gioco teatrale che scaturisce dal triangolo adulterino delle tre maschere morali, riassunte pienamente nel titolo dell’opera, ed interpretate da Alessandro Waldergan, Gianni Poliziani e Giulia Canali, ben coadiuvati da Francesco Pompilio, Angelo Cagnazzo e Roberta Bedogni e con le musiche originali di Paolo Scatena; tutti componenti la Compagnia LST Teatro, una compagnia di professionisti che da anni opera a livello nazionale gestendo teatri, organizzando stagioni teatrali, corsi di formazione e collaborando con Enti pubblici e scuole, ma soprattutto producendo spettacoli di grande successo, e che per tre anni avrà il compito di gestire, organizzare e dirigere il Teatro Caos, animando un’esplosiva e creativa nuova stagione culturale per Chianciano Terme.
Note sullo spettacolo
L’intenzione e il caso
Riportare sulla scena un classico, riportarlo e renderlo attuale, presente, urgente. Trovare il senso universale ed atemporale che possa fare di un’opera teatrale, un atto necessario. Questo volevo realizzare nell’affrontare questo testo, quest’opera. E per farlo non si può non tener conto che questo testo è ciò che il passato ci ha consegnato, è un risultato. E se noi ci limitassimo a rifare, a riprodurre, il risultato, uccideremmo la forza creativa che ha portato a quel risultato. Dobbiamo appropriarci del percorso creativo che ha portato a quel risultato, ripercorrendo il processo creativo che, nel suo tempo, ha percorso Pirandello per creare questo testo. Questo può darci il senso universale di un’opera. Questo è il lavoro che abbiamo fatto. Con l’intenzione di non tradire la creazione dell’autore e di voler esprimere la forza vitale della vicenda narrata. Tornare alla creazione. Ecco, questa è l’intenzione.
Ma poi interviene il caso; ed il caso è il lavoro, il processo di elaborazione sulla scena insieme agli attori, al musicista, allo scenografo. Ed è un caso creativo, che spesso modifica l’intenzione.
Anche il nostro protagonista, il professor Paolino, è vittima del caso, un caso che modifica drammaticamente le sue buone intenzioni. Che svela l’ipocrisia dentro cui tutto è posto in artificioso equilibrio, grazie all’uso di maschere sociali, allora come oggi, da tutti, indossate.
Maschere. Come sempre, maschere. Anche in questa commedia farsesca, sono le maschere ad essere raccontate e poi svelate, fatte cadere, ad opera del caso, di un imprevisto che rompe gli equilibri e costringe la natura umana a rivelarsi.
Una natura ipocrita dove “l’Uomo” Paolino, professore perbenista ed apparentemente trasparente, nasconde l’opacità della sua morale, incapace di resistere alle tentazioni carnali. Dove “la Virtù” della signora Perella, candida ed ingenua madre di famiglia, pudica e quasi goffa bellezza insoddisfatta ed ignorata dal marito, si rivela essere, come biasimarla, desiderosa di attenzioni molto materiali. E dove “la Bestia” del marito, capitano di marina, uomo rozzo, irascibile e traditore, è, agli occhi di tutti, la maschera più palese, più evidente e più detestabile.
Gli occhi di tutti, tutti quelli, noi compresi, che osservano questo mondo borghese, falsamente mascherato di moralità, e dove all’inganno si deve porre rimedio con altro inganno. Ed ecco quindi che Paolino, nell’umano sentimento, nella buona intenzione, di voler consolare l’abbandonata signora Perella, si spinga un po’ oltre, troppo oltre, cadendo vittima del caso, del beffardo destino, mettendola incinta. E potrebbe essere cosa da poco, poco grave, per una donna sposata, con normali relazioni coniugali, ma diventa cosa drammatica se il marito della donna in questione, nelle poche occasioni in cui torna a casa dal lavoro, non abbia alcuna intenzione di avere rapporti di alcun tipo con la propria moglie, ed anzi trovi ogni minimo pretesto per poter discutere e litigare.
Bisognerà sfruttare dunque l’unica opportunità possibile, l’unica notte che il marito passerà a casa con la moglie, un’unica notte, per invogliare la bestia a far cedere la virtù. Sarà necessario un inganno. Un afrodisiaco, abilmente preparato dall’amico medico, divertito complice e testimone di questa folle girandola di apparenze.
Qui le apparenze vengono smascherate con gioco, con la comicità della commedia, della farsa, forse perché per Pirandello “solamente la commedia dell’arte può garantire il fatto teatrale “originale”, uno schema embrionale, e la libera creazione dell’attore”, ma siamo pur sempre di fronte al Pirandello che analizza la natura umana; lo fa con umorismo, qui, ma sempre mostrando questo teatrino umano che è la vita quotidiana, mostrando il suo precario equilibrio tra intenzione e caso, sorretto solo dalle maschere che indossiamo. Mostrando come la forma delle convenzioni, o di un carattere artificiosamente fissato, non possa raggelare una vita che continua a fluire e finisce per travolgere gli argini, ipocritamente, imposti.
Da parte nostra, il lavoro è stato credere alle migliori intenzioni, per restituire vivacità creativa a questa divertente opera teatrale, sperando che il caso ne esalti il senso, e non squarci, viceversa, il fondale dipinto a svelarne l’artificio.
Manfredi Rutelli